Il letame di alpaca, oro per l’orto

Avete mai preso in considerazione il letame di alpaca? Che sia fresco o maturo, il letame di alpaca non fa mai male, non brucia le piante e ha un grande contenuto di azoto e altri elementi rispetto al letame bovino. Noi lo stiamo usando molto sia in orto che in giardino, per concimare fiori e piante. I nostri amici del Bosco dell’Angelo presso Cenerente hanno 6 Alpaca che si nutrono solo di erbe spontanee all’interno del loro poggio. 

Fare una carciofaia

Vediamo la tecnica di trapianto, la distanza tra i carciofi e le file, il tipo di terreno e l’esposizione. Il carciofo resterà in campo per almeno 4 anni, ecco perche molti scelgono di mettere la coltivazione di carciofi sulle bordure o i lati dell’orto. 

Allevare alberi da frutto

Come allevare un albero da frutto? Come dare forma e indirizzare le branche dell’albero? L’albero da frutto ai primi anni di vita viene impalcato e può avere un numero vario di branche (rami). Vediamo insieme con Luca Crotti come, con pochi gesti e risorse, possiamo intervenire nelle prime fasi della messa a dimora dell’albero da frutta per dargli appunto una direzione. Qui nell’esempio abbiamo un gelso che porteremo a dare una forma ad ombrello.

Come potare un melo

Abbiamo scelto una potatura di riforma, non stressando troppo la pianta cercando di fargli avere la giusta luce per i frutti. La potatura del melo, come per tutte le pomacee deve avvenire dopo le gelate invernali e poco prima della ripresa vegetativa in marzo.

Dalla vite alla bottiglia

Potiamo una vecchia vite in modo che possa continuare a vivere a lungo producendo vino di qualità.

 

Agrivello, da idea a business

Ecco l’idea innovativa di Chiara Spigarelli, un’imprenditrice che da scarti di lana trovati in giro per i campi ha del concime 100% naturale.

 

Barbabietola, una vita passata in sordina

Chi non conosce la barbabietola da zucchero? È forse una delle poche coltivazioni che molti di noi ricordano dalla scuola elementare. A chiunque fosse incerto su quali fossero le colture di una determinata regione bastava nominare questa coltura, che accomunava l’Italia da nord a sud. Ma non è stato sempre così.
È pur vero che la barbabietola viene citata già in un papiro babilonese e che era diffusa nel mondo greco, ma per diversi secoli fu la canna d’oltreoceano a fornire il preziosissimo zucchero e non la rapa, usata primariamente come medicinale. Inoltre, almeno fino al XV secolo, veniva coltivata per le foglie e non per il tubero, come ci dimostrano le cronache medievali.
Fu solo però nel XVII secolo che Olivier de Serres notò che la barbabietola produceva un succo simile allo sciroppo di zucchero. La scoperta cadde però nel dimenticatoio fino al 1747, quando Franz Karl Achard, allievo di quell’Andreas Sigismund Marggraf che aveva dimostrato come i cristalli di zucchero ricavati dalla barbabietola fossero gli stessi di quelli della canna, mise a punto un metodo per produrre commercialmente lo zucchero.
Eppure lo zucchero estratto dalla canna continuò a essere preferito. Fu con le guerre napoleoniche e con l’embargo che colpì la canna da zucchero (1806) che la sperimentazione poté subire un’accelerazione. Napoleone rimase talmente estasiato quando, nel 1811, gli vennero mostrati dei panetti di zucchero ricavati dalla barbabietola che ne ordinò la coltivazione su ben 320 km2 di terreno. In breve sorsero più di 300 fabbriche in tutta Europa.
In Italia la coltivazione della barbabietola arrivò alla fine del XVII secolo: persino Camillo Benso conte di Cavour cercò, nei suoi possedimenti, di migliorarne la coltura.

Quel forte sapore di terra

La barbabietola è una pianta a coltivazione biennale – è nel primo anno che nella radice si accumulano riserve sotto forma di zucchero – con fusti che posso arrivare anche a due metri d’altezza. Con foglie a forma di cuore e fiori piccoli e verdastri raccolti in modeste spighe, viene coltivata nei Paesi a clima temperato in modo che le temperature non possano inficiare la resa in radici e in zucchero: nelle regioni settentrionali viene infatti seminata in primavera e raccolta a partire dalla fine di agosto, mentre nelle zone dove le temperature sono più alte la coltivazione si sposta nel periodo invernale.
Le barbabietole vengono coltivate come foraggio, per lo zucchero, come ortaggio a foglia (le cosiddette bietole) o come tubero. In quest’ultimo caso si distinguono delle varietà rosse o bianche. La varietà originariamente coltivata in Italia era la Chioggia, detta anche Erbetta del Doge, con anelli concentrici bianchi e rossi sono estremamente scenici, ma dal forte sapore terroso. La maggior parte delle barbabietole ha infatti subito processi di miglioramento che ne hanno abbassato la concentrazione di geosmina, un composto organico responsabile del sapore terroso e a cui il naso umano è particolarmente sensibile. Non è ancora chiaro se siano gli stessi tuberi a produrla o se derivi dai microbi simbiotici del terreno che vivono nella pianta.

Le proprietà della barbabietola

Le barbabietole sono alleate del sistema cardiocircolatorio grazie agli antiossidanti, che abbassano il colesterolo cattivo e la pressione arteriosa, mentre le vitamine del gruppo b contribuiscono a mantenere il battito regolare. Sono anche amiche del fegato, perché stimolano la produzione di glutatione che, combinandosi con altri pigmenti antiossidanti, favorisce la funzione epatica. Hanno proprietà rinfrescanti, rimineralizzanti e ricostituenti, nonché energetiche perché, rilasciando gradualmente zucchero nell’organismo, forniscono energia per prestazioni sportive prolungate. Il succo di barbabietola negli ultimi anni è stato a studiato anche per le sue proprietà stimolanti: grazie all’alto contenuto di nitrati sarebbe in grado di potenziare il rendimento muscolare in maniera del tutto naturale. Il succo somministrato a un team di ciclisti ha dimostrato un incremento della loro velocità superiore al 2,5%
Infine, le barbabietole contrastano la depressione grazie alla betaina e al triptofano, che stimola il cervello a produrre serotonina.

La barbabietola nelle cucine nazionali

Piatti al sapore di barbabietola sono molto diffusi nell’Europa dell’est: basti pensare alla Šaltibarščiai lituana, detta anche zuppa rosa, un piatto a base di uova e verdure che viene consumata freddo, o al boršč russo, sempre una zuppa ma a base di carne, che in Ucraina si arricchisce di pomodoro ed è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità.

Anche in Polonia si mangia una zuppa fredda, il chlodnik, a base di yogurt naturale, ravanelli, cetriolo, uova sode e barbabietole.

E, per finire, una valida alternativa all’hummus è il Mutabal Shawandar, il tipico antipasto mediorientale a base appunto di barbabietola, salsa tahini, limone e yogurt bianco.

Il rosmarino

Pianta aromatica per antonomasia, il rosmarino è usato anche per rafforzare terreni scoscesi e poco adattabili. Inoltre ci regala sempre un colpo d’occhio gradito in orto come abbellimento di aiuole, giardini e viali.

 

Aglio e Aglione

Conoscete la differenza tra aglio e aglione? Ve lo spieghiamo in questo video e vi consigliamo di sperimentare: la semina si può fare da novembre a febbraio!

 

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